Principi di neurofisiologia del gesto grafico

Per scrivere a mano occorre, in primo luogo, eseguire un gesto: il gesto grafico. Come per tutti i movimenti del corpo, anche con questo atto si attivano determinate regioni del cervello dalle quali prendono origine e sono controllati i movimenti, mobilitando milioni di neuroni, in modo integrato e armonico, per realizzare l’atto grafomotorio.

Il sistema nervoso è costituito da una gigantesca complessità di inter-connessioni, non casuali ma altamente strutturate e con funzioni specifiche. Ogni singolo neurone può possedere da mille a diecimila collegamenti, denominati sinapsi, i quali si diramano in ogni direzione, ponendolo in relazione con le informazioni provenienti da circa un migliaio di altri neuroni. Ogni attività che coinvolge la nostra corteccia cerebrale risulta quindi da un’elaborazione parecchio complessa della massa di informazioni perennemente in circolo.

Il linguaggio costituisce certamente un’attività “di tipo superiore” a cui l’atto dello scrivere è intimamente collegato. Si definisce “di tipo superiore” tutto ciò che coinvolge la corteccia cerebrale, la quale con i suoi ruoli di prassia (coordinazione dei movimenti secondo schemi preordinati), di gnosia (attività di conoscenza simbolica e di elaborazione intellettuale nella ricerca della forma), favorisce l’atto motorio, in particolare quello del gesto scrittorio.

Il cervello è diviso in due emisferi: il destro che comanda l’emicorpo sinistro ed il sinistro, dove si trovano le aree che governano il linguaggio, che comanda quello destro. La corteccia cerebrale è, a sua volta, suddivisa in “aree” ognuna con un ruolo preciso e con funzioni estremamente complicate.

Il complesso meccanismo della scrittura vede coinvolti, oltre alla corteccia cerebrale, alcuni centri sub-corticali più arcaici che comandano gli aspetti maggiormente automatici dell’atto grafico. Inoltre funzione importante sull’equilibrio e sull’armonia del movimento è svolta dal cervelletto, in cui ha sede la memoria motoria. “Il processo grafico infatti è talmente complesso e implica componenti così diverse da obbligarci a pensare che esso è generato dalla cooperazione di una serie di settori corticali, ciascuno dei quali ha una propria funzione ed assicura l’una o l’altra condizione necessaria per la sua realizzazione”.(1) Per renderla più semplice l’atto scrittorio si può riassumere in due processi: uno ha a che fare con le procedure cognitive coinvolte nell’attività dello scrivere (pianificazione, lessico, corrispondenza suono-segno), l’altro è responsabile della generazione di azioni motorie necessarie per la produzione di parole scritte. L’imparare a scrivere coinvolge quindi certamente la cognizione ma, in primis, è un apprendimento quasi prevalentemente motorio.

Nel corso del suo sviluppo grafico, l’individuo si trova ad affrontare costantemente e contemporaneamente problemi di tipo percettivo e di tipo motorio. Pertanto, quando egli non riesce ad esprimersi graficamente come vorrebbe, è perché la difficoltà motoria è maggiore rispetto a quella percettiva.
Ma ciò che distingue il gesto grafico dagli altri movimenti è la sua estrema esattezza, al punto che esso rappresenta l’atto di motricità fine più preciso che l’uomo normalmente impara a compiere nel corso della vita e per la cui conquista e completa maturazione occorrono molto tempo ed un lungo allenamento.
“Secondo le attuali teorie neurobiologiche, si ritiene che uno dei principali meccanismi dell’apprendimento della scrittura a mano sia il principio di selezione. Inizialmente, infatti, esiste un alto numero di connessioni nervose temporanee, tra cui saranno scelte soltanto alcune che persisteranno nel tempo, grazie alla frequenza d’uso di quei circuiti, mentre i circuiti non utilizzati cominceranno a sparire(2)”.

Se ne deduce, quindi, che la ripetizione dell’atto grafico formi una sorta di solco sempre più profondo che si stampa sui circuiti geneticamente predisposti a discapito di altri che non sono idonei a svolgere questa funzione e che perciò non vengono più utilizzati.
Da qui l’importanza di acquisire la scrittura manuale in maniera corretta e con tecniche adeguate che facilitino l’assimilazione del gesto grafico, per offrire un corretto imprinting durante l’apprendimento, il solco iniziale che può essere determinante per gli sviluppi futuri della scrittura di ogni individuo.

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(1) A.R.Lurija, Neuropsicologia del linguaggio grafico – p. 21
(2) A. Venturelli, Dal gesto alla scrittura – p. 13